Fashion Journal

Stampa Tessile

Dal Batik al Tie&Dye: l’etnico tra moda e costume

Batik, tie&dye, shibori, ikat, plangi sono parole che in lingue e paesi diversi definiscono alcune tecniche di stampa su tessuto, in particolare quella a riserva. Eppure la prima evocazione di questi vocaboli nell’immaginario collettivo dei consumatori è il concetto di “moda etnica”, uno dei corsi e ricorsi più tenaci del fashion system di questo nuovo secolo. L’abbondanza di contaminazioni che caratterizza gli ultimi 20 anni di moda non ha precedenti nel Novecento, tanto che per trovare un simile coinvolgimento bisogna tornare indietro alla passione per l’orientalismo dell’Europa tra ‘700 e ‘800 con il boom dei motivi cachemire e le chinoiserie.
La moda implica di default il cambiamento e l’innovazione, mentre il costume rimane immutato nel tempo. La prima con il suo Dna di mutabilità nasce in Occidente, mentre l’abbigliamento etnico corrisponde al vestire di un’etnia, una cultura, un’entità “altra”. Nelle società cosiddette tradizionali, infatti, il costume ripete sé stesso per confermare identità e rituali. Parlare di tendenza etnica, quindi, sembra quasi un ossimoro che rischia di confondere due piani estetici diversi.

Il potenziale evocativo della moda etnica

Eppure la moda etnica esiste, furoreggia sulle passerelle con interpretazioni e citazioni diverse che toccano anche la fast fashion. È evocativa, lascia spazio all’immaginazione e alla contaminazione, quando non si limita a citare ma parte da un elemento e lo ripropone attraverso una nuova visione. Questo è il caso dei motivi appartenenti a stampe tradizionali ed etniche come il batik: tralasciando l’aspetto artigianale della tecnica a riserva, che consiste nel coprire con cera, argilla o altri materiali impermeabilizzanti le zone di tessuto che non si vogliono tingere, ciò che rimane a disposizione della creatività degli stilisti contemporanei sono i disegni e il potenziale evocativo di cui sono dotati. Lo stesso vale per i pattern mutuati dalle tecniche di piegatura della stoffa, come lo shibori giapponese, fino ad arrivare al tie&dye che si è confermato una delle tendenze più forti della P/E 2019.

Oltre la citazione: le risorse del Fondo Brandone

Le ultime creazioni di brand come Prada, Gabriele Colangelo o Alessandro dell’Acqua sono un esempio di come la moda oggi possa partire da motivi etnici e andare oltre scegliendo la strada dell’interpretazione e non quella della citazione. Prada ha mixato tocchi techno ed elementi bon ton, trasformando i motivi tie&dye in nuove suggestioni psichedeliche; gli abiti di N°21 sono look sensuali e contemporanei che non concedono nulla al mood ethno-casual tipico della versione hippy di questo trend.

L’etnico e il suo infinito patrimonio di suggestioni diventa quindi un serbatoio di creatività contemporanea quando è un punto di partenza e non di arrivo. L’archivio di disegni tessili del Fondo Renzo Brandone, custodito dalla Fondazione Fashion Research Italy, è la risorsa ideale per stilisti e aspiranti designer che possono effettuare ricerche di stile anche nell’ambito delle diverse interpretazioni dei motivi etnici. I recenti contest stilistici nell’ambito del progetto FRIXSCHOOL hanno dimostrato come i futuri designer, che hanno scelto le suggestioni etniche come mood per le loro collezioni, siano stati in grado di elaborare proposte nuove e originali.


Isabella Cardinali

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