La cultura della moda sotto la lente d’ingrandimento del Dickinson College
Dai tailleur pantalone di Armani al rosso Valentino, dalle fantasie opulente di Versace al minimal chic di Prada, tutto il mondo è ammaliato dal fascino della moda italiana, sinonimo di charme ed eleganza. Indossare un abito piuttosto che un altro non è solo una scelta estetica, ma una dimostrazione della propria identità che qualifica la moda come un fenomeno culturale e sociale.
La storia delle maison è sempre andata di pari passo con l’evolversi della società. Se prima della guerra gli atelier di tutto il mondo seguivano le regole dell’haute couture, negli anni ‘50 e ‘60 gli stilisti italiani compresero l’emergente necessità di abiti comodi e versatili, ma fatti su misura. Era la nascita del Made in Italy, ancora oggi celebrato in tutto il mondo per una creatività e innovazione senza pari.
Proprio le radici e l’evoluzione dello stile italiano sono alla base della sinergia tra Dickinson College e Fashion Research Italy. Tra i più antichi college americani, ha negli anni portato avanti con interesse lo studio della nostra cultura, in particolare della moda, a cui quest’anno è stato dedicato un corso.
Dickinson wears Prada
Ideato dalla professoressa ordinaria di Italiano e Cinema Nicoletta Marini-Maio, anche Direttrice del Dipartimento di Italiano dell’Ateneo, nasce da una profonda consapevolezza.
Il fenomeno della moda merita una lettura interdisciplinare, che si colleghi con le questioni più rilevanti della società contemporanea, quali la sostenibilità, l’equità del lavoro, la globalizzazione, la diversità etnica e razziale, la cultura digitale e la body image.
Attraverso l’analisi di programmi televisivi, sfilate e riviste gli studenti di Dickinson wears Prada si interrogheranno sui diversi aspetti che ruotano intorno al fashion system. Suddivisi in gruppi, si concentreranno sui temi più caldi dell’attualità, discussi in questi mesi lungo tutta la filiera. Dalla produzione all’integrazione, dalla sostenibilità alla valorizzazione della memoria aziendale.
È in questo ambito che subentra il lavoro di ricerca sul campo, purtroppo reso virtuale per vai dell’emergenza sanitaria, che coinvolge anche la Fondazione. Grazie al proprio archivio di textile design, testimonianza concreata di una parte della filiera tessile italiana, è stata infatti selezionata tra i case study su cui i ragazzi lavoreranno.
Una preziosa risorsa per esplorare il saper fare Made In italy da preservare e diffondere al pari di altri fenomeni socio-culturali
Continuate a seguirci per leggere tra le pagine di Fashion Journal lo studio elaborato dai ragazzi!