Fashion Journal

Eco Fashion

Con Candiani, il jeans è diventato compostabile

La collezione Coreva, presentata lo scorso anno e fornita in anteprima a 15 fashion brand, nasce da un filato vegetale che viene utilizzato in sostituzione di quelli sintetici. L’ispirazione? Nasce dall’ambiente dove opera l’azienda: il parco del Ticino.

Chi l’avrebbe mai detto, soltanto qualche anno fa, che avremmo potuto smaltire un vecchio jeans riponendolo nel cassonetto dell’umido? Oggi il sogno green è diventato realtà, grazie a Candiani Denim e alla sua prima collezione di jeans Coreva, presentata lo scorso anno a Milano, all’interno di un vero e proprio hub-store dedicato alla cultura della sostenibilità, e fornita in anteprima a un gruppo di 15 marchi che condividono i valori dell’azienda fornitrice e l’impegno per la sostenibilità. Questa linea è una delle punte di diamante della ricerca del brand milanese del denim, leader nella produzione sostenibile di tessuto per il jeans di fascia premium. Si tratta del frutto di una ricerca che ha portato Candiani a ottenere un filato vegetale ricavato dalla gomma naturale e utilizzato in sostituzione dei filati sintetici. Una sostanziale rivoluzione nel mercato della tessitura.

Da denim a compost

«Con Coreva – ci racconta Danielle Arzaga, sustainability manager di Candiani Denim – abbiamo iniziato a considerare la fine della vita dei nostri tessuti. È il primo tessuto elasticizzato a base biologica e compostabile al mondo, e offre una soluzione di fine vita con un impatto positivo potendo essere trasformato in compost ricco di sostanze nutritive che può essere applicato nei sistemi agricoli rigenerativi». A complemento di questo sviluppo, l’azienda di Robecchetto con Induno (Milano) sta anche lavorando alla creazione di una rete di ritiro dei prodotti in modo da poter recuperare Coreva post-consumo, consentendo così questa soluzione a ciclo chiuso.

Tutto nasce in un parco

Coreva è la punta dell’iceberg di una sensibilità verso l’ambiente che nasce innanzitutto dall’ambiente in cui opera Candiani. «La nostra sede – precisa infatti Arzaga – si trova in una riserva naturale, quella del parco del Ticino. E l’attenzione a rendere i nostri processi più sostenibili è, in realtà, in atto sin dalla designazione del parco nel 1974. Questo è davvero incentrato sul rendere più efficiente l’intero processo produttivo, ad esempio riducendo gli sprechi e utilizzando meno risorse come acqua, prodotti chimici ed energia». Così l’attenzione al prodotto, frutto anche di una lunga storia imprenditoriale per un’azienda la cui fondazione risale al 1938, è cresciuta fino a concentrarsi su ogni materia prima utilizzata per realizzare i tessuti.

Ora prodotti tessuti in cui ogni ingrediente e processo utilizzato per realizzarli è stato progettato per essere a basso impatto.

Filiera green premiante

L’attenzione verso la produzione ecologica è sempre più alta, soprattutto dopo la pandemia, ma il punto critico della sostenibilità è che deve essere tale, per l’azienda, anche in termini economici. In sostanza, l’impegno per l’ambiente ha un costo e il mercato deve essere pronto a pagarlo. Per Candiani, la direzione presa si sta rivelando premiante. «Stiamo assistendo a un grande cambiamento non solo nella quantità di richieste, ma anche, diciamo, nella qualità delle richieste. E per qualità intendo quella che chiedono i nostri clienti» afferma Arzaga. «Un tempo i marchi identificavano la sostenibilità con il cotone biologico e basta. Oggi vogliono conoscere l’intera impronta del tessuto e chiedono informazioni molto dettagliate sull’origine dei materiali e sul loro impatto. Credo che questa tendenza sia in crescita e stiamo vedendone solo l’inizio».

Ordini a mille

A confermare queste sensazioni è l’andamento ordini: alla fine del 2021, l’azienda già ne aveva abbastanza per soddisfare tutta la produzione possibile dei sei mesi successivi. «Credo che si possa affermare che questo è il risultato non solo dei ritardi nelle spedizioni nell’Estremo Oriente, ma anche della crescita significativa dell’approvvigionamento sostenibile da parte dei marchi. La pandemia ha fatto riconsiderare a molti, consumatori compresi, i valori della produzione sostenibile ed etica. Entrambi non vogliono più essere associati al danno alle persone e al pianeta attraverso le loro pratiche di acquisto» ha commentato la manager.

L’archivio, un punto di osservazione

Candiani Denim è tra le aziende che hanno fornito a Fondazione Fashion Research Italy i propri campioni per Punto Sostenibilità, inteso come luogo fisico e virtuale (tutti i campioni sono catalogati e consultabili online) che offre alle aziende e ai ricercatori della moda una panoramica sulle proposte disponibili nel mercato dei materiali green. «Queste iniziative – ha concluso Arzaga – sono particolarmente importanti per snellire il processo di progettazione e facilitare la scelta verso materiali più sostenibili. Fornisce ai designer e ad altri un luogo affidabile a cui rivolgersi e fornisce loro le risorse per prendere decisioni informate».


Andrea Guolo
Giornalista professionista specializzato in economia, scrittore e autore teatrale, ha pubblicato libri per le edizioni Franco Angeli, San Paolo Marsilio, Morellini, tra cui La borsa racconta (2007, Franco Angeli), Uomini e carne. Un viaggio dove nasce il cibo (2009, Franco Angeli), Costruttori di bellezza (2014, Marsilio) e #IoSiamo. Storie di volontari che hanno cambiato l'Italia (2021, San Paolo). Fondatore e direttore di ItalianWineTour.Info, attualmente scrive per gli editori Class (Mf Fashion), Condé Nast (Vogue Italia), Gambero Rosso, Gruppo Food e per altre testate italiane ed estere.

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