Fashion Journal

Stampa Tessile

Arlecchino, dalla maschera al patchwork

Tra le tradizionali maschere della Commedia dell’Arte, Arlecchino è quello che più resta impresso per la caratteristica del suo iconico costume. Potente nella sua insolita girandola sgargiante cadenzata da precisa geometria, tanto da entrare nel linguaggio moda e design come sostantivo per indicare un motivo multicolore.

L’icona del Carnevale

Siamo a abituati a riscoprire le maschere nel periodi di Carnevale, spesso ignorando la loro antichissima cultura, tramandata fin da epoca classica, trasformata e plasmata fino ad entrare nella grande letteratura teatrale. Secondo alcune fonti la radice germanica del nome Arlecchino porta a pensare a una figura diabolica, al “Re dell’Inferno” (addirittura potrebbe essere collegato all’Alichino dantesco, che guida una schiera di demoni). Nella sua evoluzione nella cultura e nell’immaginario popolare, il personaggio prende per un lungo periodo le sembianze di uno “zanni”, il servo, poi cristallizzate da Carlo Goldoni come “Arlecchino servitore di due padroni”. È in questa versione che ancora oggi lo ricordiamo: irriverente, beffardo e goloso, originario di Bergamo e innamorato di Colombina.

Moda circolare d’antan

Se Arlecchino è celebre per il suo tipico costume a losanghe colorate, in realtà nasce con camicia e pantaloni bianchi. Prende i connotati attuali nel corso dei secoli, coprendosi di rattoppi uno diverso dall’altro che il poverissimo raccoglie dove capita o riceve in dono da famiglie più agiate. Dal Seicento le toppe iniziano ad assumere una forma regolare, a quadri e poi a losanghe, non più su fondo bianco a ricordare l’antica blusa, donando al costume una nuova eleganza e facendolo diventare il più fantasioso di tutti.
Tuttavia nella memoria infantile resta il racconto di un abito realizzato con un collage di stoffe, che si avvicina al contemporaneo concetto di moda circolare che utilizza e rende nuova vita a tessuti di pregio, accostati con estro. E’ spontaneo dunque pensare a un rimando alla cultura degli “avanzi”, espressa in tante forme di recupero materiali, come la tecnica “granny square” di derivazione americana, con cui, riciclando all’uncinetto scampoli di lana si creano coperte, maglioni, accessori caratterizzati dalla tipica geometria multicolore. E così anche tanti brand contemporanei, che all’insegna del recupero di pregiati tessuti d’archivio, realizzano capi unici e originali. Ne è un esempio Doria 1905, storico brand salentino di cappelli, la cui più iconica coppola è storicamente fatta da spicchi di tessuti diversi, di grande qualità, ancora oggi un grande classico delle collezioni.

Arlecchino tra arte, design e moda

Non mancano infine le rappresentazioni artistiche di Arlecchino, oltre alla Letteratura, le più celebri sono quelle di Picasso e Cézanne, pensose e velate di malinconia, in cui il personaggio si veste di nuova drammaticità. Resta il simulacro di un Arlecchino contemporaneo che rimanda al simbolo culturale, preservandone solo il reticolato ristretto nella palette cromatica soltanto a due colori a contrasto.
Questi due mirabili esempi segnano profondamente il Novecento, tanto da diventare un sottogenere iconografico del mondo delle decorazioni per l’arredamento, con tessuti di grande impatto e riconoscibilità. Da ricordare la collezione design di Moschino presentata nel 2012 al Salone del Mobile. Lo stesso brand che, per la collezione primavera estate 2020 disegnata da Jeremy Scott, ha citato espressamente l’Arlecchino di Picasso. Recentissimo anche il richiamo dell’Haute Couture parigina che, per la primavera estate 2023 ha reso omaggio a questa maschera della Commedia dell’Arte, con i preziosi abiti da sera della collezione “Rondò Armaniano” di Armani Privé, a sottolineare un’inedita eccentricità dello stilista, colta e raffinata.
Infine, il motivo a losanghe è stato scelto anche dalla Regina Elisabetta II che, enfatizzando la sua predilezione per i colori decisi, lo indossò nel 1999 su un abito da sera tempestato di paillettes.


Alessandra Lepri
Giornalista e comunicatrice, con una laurea in Filologia Romanza nel cassetto, ha scritto per riviste internazionali specializzate destinate al trade e curato rubriche sulle tendenze di Moda. Ha intervistato i grandi protagonisti del settore dagli anni Novanta ad oggi, per magazine, emittenti tv e radio e insegnato nelle più importanti scuole di Moda italiane. Attualmente cura la Comunicazione e Ufficio Stampa per uno storico brand di accessori. È appassionata di abiti con la spietata attitudine di una “serial shopper”.

LOADING