Fashion Journal

Stampa Tessile

Il fascino discreto del Kimono

Dalla fine dell’Ottocento, il costume occidentale si è innamorato dei motivi tradizionali del Giappone, che ne hanno influenzato le arti decorative, l’architettura e le forme del vestire. Un interessante scambio di ispirazioni che ha generato originali contaminazioni tra le due culture, ridisegnandone i confini.
Il capo più tradizionale e conosciuto, a cui da più di un secolo sono dedicate mostre e retrospettive, è il Kimono.

Il Giapponismo

La diffusione in Europa delle stampe giapponesi, a seguito degli scambi commerciali della Compagnia delle Indie nella seconda metà dell’Ottocento, aveva interessato soprattutto gli artisti francesi. La bidimensionalità, l’uso dei colori, i tratti sinuosi ed essenziali, i motivi legati all’acqua. Da Utamaro a Hokusai divennero molto conosciuti e ispirarono gli stilemi dell’Art Nouveau. Le tipiche stampe “ukiyo-e”, oltre ad essere ambite dai collezionisti europei, costituirono fonte di suggestione e citazione anche per pittori – come Van Gogh, Klimt, Monet, Renoir – e grafiche pubblicitarie dell’epoca. La Grande Onda di Hokusai è sicuramente l’opera più conosciuta, riprodotta e utilizzata nelle arti applicate.

Qualche traccia di “Giapponismo” appare nel vestire europeo già dalla seconda metà del XVII secolo, grazie ai mercanti portoghesi che approdarono sulle coste di questo straordinario paese inesplorato. I primi kimono che entrarono nella vecchia Europa erano vesti da camera dell’aristocrazia, ma gradualmente entrarono nelle manifatture occidentali anche alcuni motivi dell’estremo oriente, fino ad esplodere, a fine Ottocento, in una vera e propria “mania”. Tra i couturier, trova la sua massima espressione in Worth, Poiret, Voinnet e la stessa Chanel con gli jacquard adornati dai classici crisantemi. Anche l’introduzione di volumi ampi e non anatomici tipici della moda europea devono molto a questo influsso.

Kimono – Riflessi d’Arte tra Giappone e Occidente

Quando si parla di kimono, imperdibile la mostra in corso fino al prossimo 19 novembre al Museo del Tessuto di Prato che esplora un lato inedito di questo capo culto della cultura nipponica. Il kimono è presentato come un’ideale tela su cui si esprimono con grande potenza gli scambi tra mondi distanti.
Introdotta da una retrospettiva di opere d’arte dal 1600 al primo decennio del Novecento, Kimono – Riflessi d’Arte tra Giappone e Occidente racconta attraverso stampe, dipinti e oggetti, gli scambi tra Oriente e Occidente. La collaborazione tra il Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia e l’Ambasciata del Giappone in Italia hanno infatti consentito l’esposizione di straordinari pezzi della prima metà del Novecento, secondo un criterio inedito: l’accostamento di ogni kimono al suo corrispettivo occidentale. Mantenendo volumi e proporzioni, sono stai evidenziati i collegamenti meno conosciuti con correnti artistiche, momenti storici che hanno segnato un’epoca e riflessi inevitabili del consumismo e del mondo della pubblicità. Soprattutto le avanguardie europee hanno esercitato una pressione culturale sui motivi dei kimono scelti per descrivere questa contaminazione. Dalla Secessione Viennese al Cubismo, dall’Art Déco alle incursioni della Pop Art, fino agli straordinari documenti di storia contemporanea e sociale come i kimono della propaganda celebrativa dell’Asse Roma – Berlino – Tokyo e all’iconografia di “Santa Klaus” di ispirazione americana.

I kimono esposti – vere e proprie opere dal grande valore artistico e culturale provenienti dall’archivio della collezionista Lydia Manavello – evidenziano quanto i contatti tra Oriente e Occidente abbiano lasciato tracce forti, in un inevitabile ritorno di suggestioni.

Qualche curiosità

La moda contemporanea attinge a piene mani dal costume del Sol Levante. Oltre al fondamentale apporto dei grandi stilisti giapponesi come Kenzo, Issey Miyake, Yamamoto e Ray Kawakubo, sono le forme geometriche rigorose e gli originali motivi a essere diventati parte integrante delle tendenze. Con “Kimono” si intende genericamente il celebre capo, a forma di T, di millenaria tradizione, realizzato in seta con cuciture rettilinee e senza bottoni, chiusure o cerniere. Sono capi rigorosamente no size che si adattano alla figura mediante sovrapposizioni, pieghe e ottimizzazione del caratteristico Obi.

Nella tradizione, occasioni e ranghi sociali determinavano colori emotivi dei kimono. Esistono numerose forme e varianti, ricche di simbologie e destinazioni, ma negli outfit delle appassionate di moda esotica tra i più ricorrenti sono i “Furisode”. Capi preziosi e formali per le donne non sposate, caratterizzati dalle ampie e lunghe maniche a onda. O anche i “Tomesode”, destinati originariamente alle donne sposate, dalle maniche accorciate, da quelli più antichi nei colori scuri ai più recenti nelle tonalità pastello. Infine i pratici e divertenti “Yukata”, realizzati soprattutto in cotone con stampe coloratissime: a fantasia floreale per le donne e con motivi geometrici per gli uomini. Adatti a occasioni informali, dai giochi pirotecnici alle terme e diventati oggi, sia in occidente che in oriente, affascinante complemento dei look streetstyle più creativi e “fusion”.


Alessandra Lepri
Giornalista e comunicatrice, con una laurea in Filologia Romanza nel cassetto, ha scritto per riviste internazionali specializzate destinate al trade e curato rubriche sulle tendenze di Moda. Ha intervistato i grandi protagonisti del settore dagli anni Novanta ad oggi, per magazine, emittenti tv e radio e insegnato nelle più importanti scuole di Moda italiane. Attualmente cura la Comunicazione e Ufficio Stampa per uno storico brand di accessori. È appassionata di abiti con la spietata attitudine di una “serial shopper”.

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