Intervista a Riccardo Dall’Aglio di Kreizy, il ricamo del futuro
Nasce nel cuore dell’Emilia con “vista” sul mondo, Kreizy, azienda specializzata nei ricami per la moda di alta gamma, con un servizio completo e personalizzato.
Al timone c’è Riccardo Dall’Aglio, accompagnato da un team virtuoso di giovanissimi.
Una realtà di alto valore che offre un servizio completo e agile nel supporto dei brand del sistema moda (e non solo). Parole d’ordine: efficienza e puntualità, con attenzione per campionari veloci, un ampio catalogo di lavorazioni e tempi di produzione rapidi. Oggi Kreizy si occupa di realizzare insieme al cliente progetti che possano portare un valore aggiunto al proprio pubblico, creando proposte complete di ricerca, confezione e ricamo per ogni settore.
Ne abbiamo parlato con il Ceo e founder, che ci ha colpiti per la sua intraprendenza ma allo stesso tempo oculatezza e chiara visione imprenditoriale.
Kreizy è una realtà recente ma in ascesa. Ci parla della storia dell’azienda?
Cinque anni fa si è deciso di avviare un’attività facendo un’attenta ricerca di mercato. Si è analizzata la realtà del territorio e abbiamo notato che c’erano diverse aziende che si occupavano di “personalizzazioni” del prodotto. L’Emilia ha una lunga tradizione nel settore del ricamo e della stampa, ma proprio questa storicità ha reso evidente che era necessaria una spinta di rinnovamento. Quando si è deciso di partire, abbiamo dovuto far leva su caratteristiche originali e uniche. Mi piazzai nell’idea di proporre per privati con capi già commercializzati o fornitici dai clienti stessi.
È stata una storia di grande forza di volontà. Si è partiti da zero. La mancanza di fondi ci ha portato a partecipare a sagre di paese, marcati etc. Con i primi ricavi (circa duemila euro) siamo riusciti a comprare una macchina di ricamo, grazie alla quale abbiamo potuto gareggiare per il premio Barresi. Abbiamo vinto tremila euro a fondo perduto e così abbiamo potuto acquistare i primi materiali. A questo punto potevamo produrre per le aziende. Poi, la stoccata: il Covid. Sono stato su un letto fermo due settimane a pensare e ripensare cosa avrei potuto fare, non potevo perdere l’entusiasmo per le mie idee. Ho contattato diversi enti per proporre la realizzazione di mascherine personalizzate. Con l’investimento di seicento euro ho comprato una macchina a due aghi e mi sono dato da fare per la cucitura di questi strumenti al tempo utilissimi. Con il ricavo è stato acquistato il primo macchinario di ricami industriale. Con il tempo, abbiamo imparato tanto. Un anno e mezzo fa siamo diventati S.r.l. e abbiamo ristrutturato l’attività riuscendo ad avere due grandi macchine industriali, un settore sartoria e giovani professionisti impiegati nella “ricerca e sviluppo”.
In un’unica soluzione proponiamo: ricamo, confezionamento, progettazione di idee. È la nostra arma vincente.
Qual è la clientela di Kreizy? A chi si rivolge?
Proprio in quelle due settimane di riflessione durante il periodo Covid, come le dicevo, ho capito che uno dei punti forti dell’azienda sarebbe potuta essere la diversificazione. Ci rivolgiamo a settori diversi, non solo a quello dell’abbigliamento… Ad esempio, all’interior design, alla ristorazione, al settore dei videogame e perfino a quello degli yacht.
La clientela con cui trattiamo attinente a questi campi – e dunque al di fuori del sistema moda – non è abituata a interfacciarsi con aziende che in un’unica soluzione possono occuparsi di tutte le fasi della personalizzazione. È un vero plus! Non dimentico anche di citare la nostra partecipazione con eventi su misura (attraverso l’impiego di piccole squadre) a temporary store, sfilate e fiere, occasioni durante le quali lavoriamo in live con una clientela spiccatamente variegata.
La sua forza risiede anche in un team di professionisti giovane e dinamico, giusto?
Il nostro è un settore in cui non esistono “Academy” o percorsi prestabiliti. I nostri dipendenti sono stati scelti attraverso specifici colloqui, ma è solo con il tempo che abbiamo potuto capire chi sposava davvero il “Progetto Kreizy” e chi no. Credo che influenzino molto le dinamiche umane e personali, perché noi cresciamo con l’azienda e l’azienda cresce con noi.
Oggi sono molto fiero di poter dire che i miei dipendenti sposano valori di grande spessore e in totale linea con l’etica che sosteniamo.
Sono partecipi e, come dice, dinamici. Non sono statici in un settore. Il team, infatti, è coeso e trasversale. Chi lavora in produzione DEVE avere anche la capacità di recarsi in ufficio per proporre idee. “Sai, ho visto che in quel tal museo il merchandising è un po’ scarno. Ci proponiamo?”. Ecco, bene, è da idee simili che nascono collaborazioni con aziende. Dunque, chiamiamo, facciamo…
Oltretutto, la media delle età è di 35 anni e l’assetto è multiculturale. In sartoria, ad esempio, abbiamo un ragazzo rifugiato politico – proveniente dall’Africa – in apprendistato.
Un’azienda con caratteristiche moderne che deve considerare tutte le sfide dell’oggi e del domani. Qual è il vostro rapporto con la sostenibilità e l’innovazione tecnologica (ad esempio per quanto concerne i macchinari utilizzati)?
I macchinari sono a marchio “TaJima”. Sono strumenti seri, 4.0, con la possibilità di essere modulati nel tempo. Li abbiamo acquistati in versione basic e poi sono stati aggiunti accessori con successivi importanti investimenti.
Per quanto riguarda la sostenibilità, invece, abbiamo puntato molto sull’upcycling all’interno della nostra sartoria. Le aziende hanno rimanenze, scarti invenduti. Noi ricicliamo e riqualifichiamo quanto ci viene affidato. Sulla sostenibilità sociale siamo altrettanto attenti. Nessun dipendente abita a più di 20 km dal luogo di lavoro e chi si muove entro i 20 lo fa in treno o autobus. Abbiamo consumi bassissimi.
Entro la fine del 2025 vogliamo avviare le pratiche per l’emissione zero. Ma fin da ora abbiamo valori di rating ottimi. Resta un unico spreco, cioè quello dello stabilizzatore. Anche per questo stiamo pensando a essere precursori, correndo ai ripari. Abbiamo già individuato un’azienda che potrebbe recuperare gli scarti di questo tipo e renderlo “filato” da adoperare nel ricamo stesso.
Può dirci in una parola in cosa vi contraddistinguete?
Almeno due, se posso: entusiasmo e volontà! C’è una cosa che mi ha insegnato il manager finanziario dell’azienda: l’entusiasmo senza volontà non porta a nulla. Serve ardore certo, ma anche disciplina e serietà. Le due cose devono essere inscindibili per portare avanti nel modo corretto un progetto.
A proposito di progetti, e quelli per il futuro?
Il mio obiettivo onestamente sarebbe quello di poter definirci “precursori” in ogni settore che il mercato del nostro campo offre. Dunque, per arrivare a ciò, si dovrebbero avere squadre e macchinari specializzati per ogni compartimento (grafico, sartoria ecc…). Speriamo di riuscirci.