Archivi custodi della memoria come arma del domani
Ancora oggi, nell’immaginario comune, la parola archivio è spesso associata ad un luogo dimenticato e polveroso la cui utilità, in una società basata sul consumismo e sulla produttività, resta abbastanza misterioso. Al contrario è un luogo che conserva la memoria e che, se organizzato correttamente, consente di studiare e ottenere numerose informazioni che possono divenire la base di nuove idee per il domani. Guardare al passato per inventare il futuro è il dictact contemporaneo.
Prima di inoltrarci in questo discorso legato alla Brand heritage bisogna capire più in generale che cos’è un archivio e distinguerne le tipologie. Se parliamo di brand, il riferimento è agli archivi d’impresa e in particolare agli archivi prodotto, che avremo modo di illustrare approfonditamente in un prossimo articolo.
Come nasce un archivio
Il bisogno di conservare la memoria è insito in noi in quanto facenti parte della civiltà. Jacques Le Goff rammenta che “impadronirsi della memoria e dell’oblio è una delle massime preoccupazioni delle classi, dei gruppi, degli individui che hanno dominato e dominano le società storiche” (Jacques Le Goff, 1986 Histoire et mémoire). Se ci facciamo un esame di coscienza dobbiamo ammettere che anche noi nel nostro piccolo custodiamo fotografie, documenti e oggetti che rappresentano ricordi preziosi e che se analizzati da altri rendono conto della nostra storia personale.
L’autodocumentazione è il motore alla base della nascita dell’archivio.
Quest’ultimo nasce in modo spontaneo dal processo di sedimentazione dei documenti legati all’attività di un soggetto produttore. In questo senso, citando Lodolini, l’archivio nasce “involontariamente, ed è costituito non solo dal complesso dei documenti, ma anche dal complesso di relazioni che intercorrono tra i documenti” (Elio Lodolini, Archivistica: principi e problemi, Milano, Franco Angeli, 1995).
Le relazioni tra i documenti
Lodolini delinea il concetto di vincolo archivistico ovvero il nesso che collega in maniera logica e necessaria i documenti che compongono l’archivio di un ente. Questi, infatti, presentano tra loro delle relazioni conseguenza naturale del lavoro, delle procedure e delle scelte attuate dal soggetto produttore nel corso della sua attività. Non bisogna però lasciarsi ingannare dall’idea dell’archivio come sedimento spontaneo poiché in realtà Valenti etichetta “archivio-thesaurus” come “deliberata, sistematica e ordinata selezione, costituita sempre per scopi pratico operativi” (F. Valenti, Riflessioni sulla natura e la struttura degli archivi, Rassegna degli Archivi di Stato, XLI, 1981, nn. 1-2-3, pp. 9-37) e Isabella Zanni Rosiello afferma “i documenti sono l’immagine che il potere sceglie di conservare di se stesso nel futuro” (Isabella zanni Rosiello, Archivi e memoria storica, Bologna, Il Mulino, 1987).
A seconda di come si forma un archivio, avremo dunque narrazioni differenti. Prendiamo come esempio un’azienda di moda che conserva il capo migliore della collezione e, dal punto di vista amministrativo, conserva le fatture degli ultimi dieci anni per motivi fiscali. Trascorso questo tempo, tale materiale verrà eliminato. Se guardiamo questa scelta dal punto di vista di uno studioso sarà una perdita enorme poiché le fatture, le bolle e la restate documentazione amministrativa avrebbero potuto raccontargli il sistema produttivo con l’individuazione di picchi e momenti più difficili, l’analisi di tutti i capi prodotti avrebbe potuto evidenziare scelte dei materiali tipiche di un decennio, tagli particolari e così via. Eppure quell’azienda più o meno consciamente, selezionando cosa conservare, ha delineato un racconto di sé ai posteri.
Altre accezioni di archivio
Ma archivio indica anche il luogo fisico? Certamente. Archivio racchiude in sé un’ambivalenza poiché indica sia il complesso documentario che il luogo di conservazione, come l’etimologia della parola chiarisce.
Archivio deriva, infatti, dalla parola greca archeion che individua il palazzo del magistrato (archon) in cui venivano conservate le carte prodotte durante la sua attività.
Per essere precisi, occorre sottolineare che l’archivio presenta anche una terza accezione in quanto coincide anche con l’istituto di conservazione che preserva la documentazione.
In sintesi l’archivio, in tutte e tre le sue accezioni, garantisce la conservazione della memoria. La sfida dei nostri giorni risiede nel riuscirne ad innescare un processo di viva usabilità in modo che diventi fonte di nuova linfa in termini di approfondimenti, conoscenze o di creatività.