Fashion Journal

Archivi Moda

Fashion heritage: chi conserva i materiali di moda?

Il mondo della moda è frenetico, creativo e consumistico. Il gusto cambia e ci si veste sempre in modo diverso per rimanere aggiornati con i tempi. Allora cosa rimane del lavoro svolto e di quanto si è prodotto? Tracce.

I DOCUMENTI DEL MONDO MODA

Il concetto di traccia comprende dagli studi preparatori, ai bozzetti, alle ricerche di materiali, alle schede tecniche, ai moodboard, ai campionari, ai prototipi, al prodotto fino all’advertising, per non parlare di tutto l’apparato di analisi di mercato, documenti amministrativi e di corrispondenza che ruota attorno alla produzione. Questo complesso di documenti andrebbe conservato e organizzato: solo così è in grado di raccontare una storia.

CHI CONSERVA I MATERIALI MODA?

Soffermandosi sul prodotto e sui materiali creativi collegati (schizzi e bozzetti): quali sono le forme giuridiche degli archivi o degli istituiti dedicati alla loro conservazione?
Si parla di Fondazioni, Archivi privati, Archivi di enti ecclesiasti o parrocchiali, Archivi pubblici, Archivi d’impresa, Archivi personali, Associazioni, Enti e Musei pubblici e privati (compresi gli ecclesiastici) e d’impresa. Ma cosa significano queste diciture? Celano tutte la stessa mission? Chiaramente no.

La prima macro differenza è tra mondo pubblico e privato. Anche se spesso sia le forme giuridiche pubbliche che quelle private sono organizzazioni no profit aperte al pubblico che, in linea con la definizione di museo data dall’ICOM nel 2007, sono al servizio della società e perseguono scopi di ricerca, conservazione e comunicazione. Tuttavia quelli pubblici o ecclesiastici hanno una predisposizione quasi completamente di stampo culturale, priva di ritorni di natura economica, soprattutto nel caso dei musei d’impresa.

 Ecco alcune delle forme giuridiche più diffuse nel settore privato.

LE FONDAZIONI DI MODA

La Fondazione viene creata da uno o più fondatori, persone fisiche o giuridiche, mediante atto pubblico o testamento (art. 14 Codice Civile) e, attraverso il patrimonio devoluto dai fondatori, persegue uno scopo di utilità generale, senza fini di lucro, sancito nello statuto.
Due esempi tra i più conosciuti sono la Fondazione Gianfranco Ferré di Milano e la Fondazione Ferragamo di Firenze, coinvolte nella prima edizione del corso FRI Archivi della moda: heritage management. Nella Fall-Winter School di novembre, abbiamo infatti avuto il piacere di avere tra i docenti Rita Airaghi, Direttrice della fondazione milanese, e di recarci in visita presso l’ente fiorentino.

GLI ARCHIVI DI IMPRESA MODA

Altre volte le maison costituiscono archivi o musei d’impresa. La qualificazione “d’impresa” sottolinea la natura economica dell’attività: devono in un qualche modo produrre vantaggi per l’impresa.
Quali? Anche semplicemente lo sfruttamento dell’archivio stesso in termini di consultabilità da parte di designer interni.

Questi archivi hanno ricadute sul marchio. Spesso danno infatti vita a campagne pubblicitarie di rievocazione storica o a collezioni “heritage” che riproducono prodotti del passato.

Due esempi su tutti: l’archivio Fendi di Roma e il Museo Gucci Garden di Firenze, che verrà visitato a giugno dagli studenti della Summer School di giugno, seconda edizione del corso.

GLI ARCHIVI PERSONALI

Un altro esempio di archivio di natura privata sono i cosiddetti archivi personali, generalmente non organizzati e privi di personale dedicato. Un esempio? Tutti gli archivi degli stilisti, che non appartengono alla maison, più correttamente definibili come raccolte.
Simona Lumachelli, nel corso della Fall-Winter, ci ha parlato della sua esperienza di catalogo dell’archivio personale di Hubert de Givenchy.

LE ASSOCIAZIONI

Anche le associazioni, costituite dall’ organizzazione di una pluralità di persone che perseguono uno scopo comune senza fine di lucro, possono detenere documenti del settore moda. Sono enti che possono svolgere un’attività economica purché gli utili siano destinati a uno scopo non lucrativo.

È il caso dell’Associazione scenografi costumisti arredatori di Roma, A.S.C., associazione di categoria, che possiede un archivio multimediale messo a disposizione per ricerche sul Costume. Cura mostre, incontri e promuove una rivista specializzata oltre ad erogare corsi di formazione.

IL MUSEO

Nel settore pubblico, il museo viene definito dall’ICOM (International Council of Museums) come “un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e specificamente le espone per scopi di studio, istruzione e diletto”.

Questi sono i fini che sono tenuti a rispettare musei pubblici come il Museo civico di Palazzo Morando, Costume Moda Immagine, a Milano, il Museo statale Boncompagni Ludovisi per le arti decorative a Roma.

Infine abbiamo archivi di natura pubblica, che alla stregua dei musei pubblici, possono essere statali o di enti pubblici come gli archivi di Stato che talvolta conservano documenti inerenti la moda.

ARCHIVI DI MODA: UNA COMPLESSITÀ INTERESSANTE

Questa breve e parziale carrellata delle tipologie di enti che gravitano nel mondo degli archivi della moda, ci restituisce la complessità di questo mondo, articolato ed interessante, che e si presta a numerosi approfondimenti.

E’ quanto si propone di fare la Summer School Archivi della moda: heritage management promossa da FRI che, attraverso la testimonianza di docenti e professionisti provenienti dalle diverse realtà legate al modo dell’heritage di moda, ne analizza alcuni tra i casi più importanti.


Silvia Zanella
Archive Assistant dell’archivio della Fondazione Fashion Research Italy di Bologna, si è occupata della catalogazione e del condizionamento dei diversi fondi archivistici sin dalla loro costituzione, svolgendo anche attività di formazione sulle tematiche dell’archivistica di moda e dei processi di stampa tessile. Ha conseguito la laurea magistrale in Storia dell’Arte presso l'Università di Firenze e nella medesima città ha svolto uno stage post laurea presso il Museo Salvatore Ferragamo, dove ha collaborato all'organizzazione della mostra Un palazzo e la città, affiancando le attività della Direzione.

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