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Fashion Journal

Architettura per la Moda

Da Moschino a Camper, la firma Amdl Circle nel fashion retail design

Ho iniziato a lavorare con Michele De Lucchi per caso, come spesso iniziano le avventure più incredibili. Mi chiese se sapessi utilizzare la motosega…non ne avevo nessuna idea ma decisi di imparare! Le sculture in legno che realizzava sul lago Maggiore erano pura ricerca, un po’ l’emblema della filosofia dello studio a cui mi sono subito appassionato: sviluppare ogni forma d’arte senza sottostare alle esigenze commerciali, solo per il bisogno che l’uomo ha di inventare.

Così Davide Angeli – design coordinator di Amdl Circle – racconta il suo primo incontro con il celebre architetto e designer incarnazione dell’High Touch italiano.

Classe 1982 di Castel San Pietro Terme, lo abbiamo incontrato in occasione della special lecture tenuta alla seconda edizione del corso di Architettura per la moda in cui ha mostrato agli studenti l’anima poliedrica ed innovativa di Amdl Circle riflessa in alcuni celebri fashion store che ne portano la firma.

Oggi lo spazio retail è concepito come installazione, performance e le boutique in particolare sono state definite da De Lucchi come “palcoscenici in cui mettere in mostra le collezioni”. Ci spiega questa filosofia?

Lo studio disegna e ha sempre disegnato oggetti. Sono gli oggetti infatti a definire lo spazio e non il contrario: è la loro scelta, posizione e accostamento che lo determina. Anche l’architettura viene letta in questa chiave: è uno spazio urbano, un coordinamento di flussi ma prima di tutto è un insieme di oggetti, che hanno un significato di per sé. L’uomo è l’unico esemplare sulla terra che crea complementi cercando di attribuirgli un senso che va oltre gli aspetti meramente funzionali legandosi ad aspetti emotivi, al piacere dell’interazione. Che sia un’architettura, un interno o un complemento d’arredo il modo di progettare di aMDL è lo stesso: pensare gli spazi come oggetti a cui aggiungere valore.

Cosa fa di un’architettura una buona architettura?

Come dicevamo, ogni architettura ha significati diversi quindi l’aspetto fondamentale da aver chiaro all’inizio di un progetto è proprio la ragione per cui lo si desidera realizzare. Come architetti abbiamo la responsabilità di modellare e progettare spazi che potenzino le nostre possibilità migliorando la qualità della nostra vita. Al giorno d’oggi una buona architettura deve quindi certamente essere ecologicamente consapevole, riponendo un’attenzione particolare non solo all’ambiente ma anche al contesto urbano e culturale in cui la si inserisce.
Il mall di Arese per esempio (rif. “Il Centro”) è stato un intervento che ha recuperato un’area di totale degrado, quella dell’ex Alfa Romeo, nel 2016 portata a nuova vita. Dopo anni di abbandono, oggi ospita un edificio strutturato sul modello dei centri storici italiani con le sue corti, le strade ampie, le cascine e una luce naturale, diffusa in volumi ed altezze diverse che rispecchiano i tratti urbani tipici del territorio lombardo.

Parliamo di “High Touch”, quell’ artigianato di lusso che accomuna il design e la moda…

aMDL ha da sempre fatto propri i valori del Made in Italy, perché crediamo che ci sia qualcosa di speciale nel modo italiano di intendere l’artigianato, molto diverso da quello degli altri due maggiori filoni del settore giapponese e francese. Non si cerca la perfezione, ripetendo lo stesso gesto nel modo più perfetto possibile, quasi a voler superare la produzione industriale. L’artigianato italiano è ricerca, sperimentazione. Qualsiasi piccolo artigiano che lo faccia per sè stesso, per un designer o per la moda usa le sue mani per produrre in piccole serie e quantità qualcosa di nuovo e, a volte imperfetto, con quel quid che rende speciale il prodotto.

E arriviamo a due celebri progetti per la moda: Moschino e Camper, come avete interpretato il DNA di questi brand negli spazi retail?

La prima volta che siamo entrati nella sede di Moschino alle pareti era ancora appeso un grande dipinto di Franco: diceva KAOS, con questa grande K che richiamava quello spirito di stravolgimento che apparteneva al brand che abbiamo cercato di replicare. E quindi i pavimenti sono diventati soffitti, le nicchie si sono ripetute all’infinito ospitando mobili in bronzo che si alternano a gabbie e ad un sapiente uso degli specchi, stressato per distorcere la percezione dello spazio. Ogni aspetto era studiato per strappare un sorriso richiamando quel gusto italiano tanto caro al suo fondatore che amava ripetere di dover essere al contempo il papa e il presidente della repubblica per tanto che amava il suo paese. Quindi anche nella ricerca dei materiali e delle lavorazioni si è cercato di trasmettere l’italianità del brand.
Gli store di Camper sono invece caratterizzati da un concept molto più alla mano e vivace. Ogni punto vendita è stato affidato ad un architetto diverso a cui viene indicato un tema. aMDL ne ha realizzati diversi nel mondo, i più caratteristici e radicalmente differenti per le scelte cromatiche e materiche sono sicuramente la serie in stile Memphis e quella in legno grezzo. Nel primo caso si è ripresa la concezione del design anni ’80 di Ettore Sottsass quindi la forza del colore, dei pattern e di questi mobili in laminato un po’ strani. In totale contrapposizione, il secondo negozio è totalmente realizzato in legno grezzo con supporti orizzontali disposti in modo regolare che richiamano la struttura delle scarpiere affiancate a monacali sgabelli.

Parlando di innovazione, ci descrive il progetto Earth Stations presentato al Salone del Mobile…

È un progetto in continuo sviluppo. Una delle caratteristiche dello studio di Michele De Lucchi è che non vogliamo far vedere al pubblico quanto che è già stato fatto, ci interessa di più evidenziare quello che ancora si può fare. Le Earth Stations fanno parte di una serie di progetti di totale ispirazione e visione, lontani da quella che è l’esigenza della clientela e del mercato. Sono una nostra re-interpretazione dell’evoluzione del nostro modo di lavorare che sta cambiando in modo vorticoso grazie all’innovazione e alle tecnologie. Sono stazioni dove si passa e si va, si sosta per il tempo necessario per lasciare o prendere qualcosa e ripartire. Sono biblioteche, mercati e spazi di incontro e scambio di idee. Sono architetture provocatorie, alcune collocate nei posti più naturali altri in parcheggi abbandonati o in mezzo alle grandi rotatorie delle città con scelte formali fortemente simboliche, che determinano il riutilizzo di piazze e cattedrali come nuovi centri di incontro per portare questo spirito di aggregazione su larga scala anche nelle città, soprattutto extra europee, sviluppatesi in modo innaturale.

“Siamo tutti progettisti” ma quale dovrebbe essere nella società odierna il ruolo di un architetto/designer?

Il lavoro dell’architetto, così come inteso dal rinascimento, è quello di saper guardare lontano, non limitandosi all’esigenza del momento, andando anche contro corrente, coltivando le proprie passioni per andare oltre.


Cecilia Bidorini

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