LOADING

Fashion Journal

Archivi Moda

La pandemia e il mondo degli archivi: tra digitalizzazione e vendita

La pandemia ha fermato la vita non solo delle persone, ma anche delle industrie e, tra i settori, quello tessile è in gravi difficoltà. Tuttavia questo stop forzato ha imposto di ripensare i processi, i cicli produttivi, la scelta dei materiali e ha costretto a guardare a ciò che un brand possiede ovvero il suo know how, in altre parole la sua storia.

Focalizzandosi sugli archivi, veri incubatori della memoria, diversi sono stati gli approcci con cui gli imprenditori se ne sono serviti in questi mesi.

Effepierre e il suo virtual showroom: la digitalizzazione come nuova frontiera dell’industria e dell’archivistica

Oggigiorno non si fa altro che parlare di industria 4.0, dell’impiego di nuove tecnologie nei processi e soprattutto di digitalizzazione. Questo tema, oltre che nella gestione del presente, sta diventando centrale anche nella conservazione del passato, infatti sempre più aziende del settore fashion si stanno adoperando per acquisire le immagini dei prodotti da loro realizzati nel corso degli anni.

La pandemia ha giocato un ruolo propulsivo in questo senso, anche se non sempre consapevole, in quanto, impedendo gli spostamenti tra Stati, ha bloccato l’attività dei commerciali, che si sono ritrovati a non poter incontrare i loro clienti per presentare loro le nuove collezioni. Ecco allora che di fronte a un grosso problema di business gli imprenditori hanno compreso l’importanza della catalogazione e dell’archiviazione digitale delle merci. La spinta, quindi, è arrivata dal presente, ma rappresenta un enorme passo avanti verso la costituzione degli archivi d’impresa poiché passare dall’archiviazione dei prodotti in vendita a quelli delle stagioni passate è questione di attimi.

Chiaramente le imprese che da anni stavano lavorando in questo senso si sono trovate avvantaggiate potendo subito rispondere alle limitazioni imposte dal Covid-19 con nuovi servizi. È il caso di Effepierre, azienda di tessuti per maison del lusso e prêt-à-porter, che nell’estate 2020 ha ideato il Virtual Showroom, servizio reso possibile grazie all’acquisizione fotografica iniziata ben quindici anni fa:

Nell’ampiezza dell’archivio, contenente documenti risalenti fino ai primi del Novecento, risiede la nostra forza soprattutto in un periodo come quello attuale in cui altre aziende si sono trovate a dover digitalizzare le proprie collezioni nel giro di pochi mesi. Noi ci siamo limitati a condividere con i nostri clienti una modalità di lavoro che era già connaturata all’azienda.

afferma il fondatore Maurizio Pezzati. Il servizio è semplice: tramite il loro sito, dopo aver richiesto le credenziali, si accede a un’area riservata dove è consentita la ricerca per tipologie tra 15.000 articoli in collezione e vintage. Inoltre viene anche offerta la possibilità di prenotare un appuntamento virtuale con un commerciale per essere indirizzati e consigliati nella scelta del disegno, superando così le distanze in modo sostenibile.

Come loro anche tantissime altre realtà del settore hanno raggiunto i loro clienti in tutto il mondo con showroom e tour virtuali. Si va da marchi del lusso quali Versace, Ferragamo e Max Mara che si sono trovati con la necessità di sostituire l’appuntamento fisico in boutique, ad attività che operano nel backstage come la bolognese Rilievi Group, produttrice di ricami per l’alta moda, fino ai fornitori come Miti Spa, produttore di tessuti indemagliabili che invece avevano bisogno di rimanere in contatto coi buyer.

Tour virtuale al Gucci Archive

Se finora si è parlato di un uso della digitalizzazione fortemente rivolto al business, l’altra vocazione è la conservazione e la trasmissione della conoscenza. è il caso di Gucci Archive, la nuova piattaforma digitale del brand che permette a tutti di esplorare alcune sale di Palazzo Settimanni a Firenze dove sono conservati ed esposti i 40.000 pezzi d’archivio divisi per temi individuati da parole del vocabolario stilistico del direttore creativo Alessandro Michele quali “Radura, Herbarium, Maison de L’Amour, Prato di Ganimede, ecc.”.

In occasione dei festeggiamenti per il primo centenario, Gucci ha completamente restaurato uno storico palazzo della città di proprietà del marchio, adibendolo a nuova sede dell’archivio e, tramite mappe tridimensionali, dà la possibilità al pubblico di scegliere il piano e la stanza in cui entrare, visionando scatti fotografici degli innovativi allestimenti e approfondendone le tematiche. Il tour virtuale è l’unico modo per i curiosi di assaporare la storia di Gucci poichè lo spazio, definito Gucci Education, è destinato alla formazione dei futuri dipendenti.

Lo stesso Michele afferma che Palazzo Settimanni è «Un luogo dove apparentemente si conserva il passato, ma che in realtà è un ponte con il contemporaneo. Un palazzo antico è una cosa viva» che «ho pensato come un luogo un po’ segreto dell’azienda, un sancta sanctorum da dove si parte per le terre sante di Gucci». In 2500 mq sono custoditi non solo i capi d’abbigliamento, ma anche le porcellane e gli oggetti per la casa, gli articoli da scrivania, la pelletteria, la valigeria, le calzature e la gioielleria.

Digitalizzazione come fil rouge

In sintesi si sono illustrati due modalità di “viaggio virtuale” che creano un ponte tra i clienti o gli appassionati con i prodotti di un marchio infrangendo le barriere fisiche. La pandemia, limitando gli spostamenti, ha evidenziato enormemente questa necessità, rendendola imprescindibile e per questo la digitalizzazione è diventata, e lo diventerà sempre più nei prossimi anni, fondamentale alleata dei marchi di moda per resistere ed esistere sul mercato (tour e showroom virtuali, e-commerce). D’altro canto è un dato di fatto che le abitudini dei consumatori sono cambiate indirizzandosi verso l’acquisto on-line che rimarrà un trend molto forte anche quando la situazione epidemiologica migliorerà.

Sicuramente la corsa dei brand alla digitalizzazione dei propri prodotti per sostenere le vendite ha dato una fortissima spinta anche a quella dei propri archivi, argomento che negli ultimi anni stava già acquistando peso nella sensibilità imprenditoriale. Tuttavia è importante sottolineare come l’archivio digitale non sia un sostituto di quello fisico, bensì un suo specchio con un’interfaccia più velocemente interrogabile che, se costituito con criteri scientifici, permette di essere sfruttato per diverse attività. Si pensi alla rapidità di ricerche stilistiche da parte dei creativi, a quelle dell’ufficio legale per dimostrare la paternità di modelli/pattern/ecc., alla capacità di individuare e selezionare storytelling per uso commerciale e marketing.

Se siete interessati ad approfondire la tematica, Fondazione Fashion Research Italy propone il corso Archivi della moda. La catalogazione e la digitalizzazione che si terrà dal 27 al 29 ottobre. Per maggiori informazioni, leggete qui!


Silvia Zanella
Archive Assistant dell’archivio della Fondazione Fashion Research Italy di Bologna, si è occupata della catalogazione e del condizionamento dei diversi fondi archivistici sin dalla loro costituzione, svolgendo anche attività di formazione sulle tematiche dell’archivistica di moda e dei processi di stampa tessile. Ha conseguito la laurea magistrale in Storia dell’Arte presso l'Università di Firenze e nella medesima città ha svolto uno stage post laurea presso il Museo Salvatore Ferragamo, dove ha collaborato all'organizzazione della mostra Un palazzo e la città, affiancando le attività della Direzione.

LOADING