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Fashion Journal

Stampa Tessile

La storia ribelle delle righe

Un carattere ribelle quello delle righe, a volte sovversivo, più spesso chic. Mai passate inosservate in secoli di moda, ritornano in passerella per primavera.

IL MEDIOEVO E LA RIGATURA DEL DIAVOLO

Righe dannate e condannate, in qualche modo diaboliche. Come osserva magistralmente lo studioso Michael Pastoureau nel libro La Stoffa del Diavolo, l’Occidente medievale ha un “problema di rigatura” che condiziona la storia della moda dei secoli futuri. Ancora oggi, nell’immaginario collettivo, le righe sono legate a codici positivi come la festa, il mare, l’esotismo ma anche a quelli negativi come la divisa dei carcerati.

Nel corso di tutto il Medioevo e di almeno due secoli successivi, le righe sono state il segno distintivo dei reprobi, i buffoni, gli eretici, i boia, le prostitute. Le ragioni di questa condanna sono tema di discussione, si cita la frase biblica dal Libro del Levitico “Non indosserai una veste che sia fatta di due…”, ma Pastoureau acutamente osserva come l’occhio medievale fosse particolarmente attento alla lettura per piani, tanto da partire dallo sfondo e poi arrivare alla superficie. Le righe impediscono questa lettura, creando una sorta di avversione visiva che le ha condannate a rappresentare valori negativi.

Prima con la rivoluzione francese e poi con quella americana, le righe acquisirono uno statuto politico. In Francia diventarono uno dei simboli della rivoluzione, tanto che fu progettata per i rivoltosi una sorta di uniforme a righe bianche, blu e rosse come la bandiera nazionale.

DALLA CHEMISE BRETON ALLA MARINIERE DI COCO’ CHANEL

La maglia a righe orizzontali che era indossata per tradizione dai pescatori bretoni nel 1858 diventò poi ufficialmente la divisa dei marinai francesi. Esisteva un diktat ben preciso per la cosiddetta marinière che prevedeva 21 righe su fondo bianco, scollo a barchetta e maniche a tre quarti. I marinai erano convinti che le righe rendessero più facile individuare un uomo caduto in acqua. In realtà già dalla metà del 1600 era iniziata una progressiva assimilazione tra l’universo marittimo e il tessuto rigato: erano a righe gli abiti dei marinai, ma anche molte vele e la maggior parte delle bandiere. Alla fine dell’800 lo stile alla marinara aveva iniziato a fuoriuscire dalle imbarcazioni approdando nell’abbigliamento da spiaggia e da lì al tempo libero, per poi diffondersi anche in ambiti sportivi.

L’intuizione verso i “fatti di moda” propria di Chanel traghettò questo capo in modo definitivo verso il mondo del fashion. Coco conosceva bene l’uso della chemise breton durante la sua frequentazione delle coste francesi e decise di proporre questa maglia in versione femminile e realizzata in jersey nella sua boutique di Deauville.

GLI ANNI ’60 E LA PASSIONE PER IL RIGATO

Non solo Madamoiselle Chanel. Il rigato della chemise breton aveva affascinato anche artisti e intellettuali come Pablo Picasso e Jean Paul Sartre. Il trionfo della marinière si ha a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, quando Brigitte Bardot, Audrey Hepburn, James Dean e Andy Warhol sono solo alcuni dei divi che si fanno fotografare in maglia a strisce, senza dimenticare Jean Seberg in À bout de souffle di Jean-Luc Godard, il film cult della Nouvelle Vague.

Questo amor fou verso le righe che ha caratterizzato il secondo dopoguerra sembra fortemente connesso con il trionfo dell’optical ma anche con quel senso di libertà con sfumature ribelli che le strisce orizzontali emanano per via del dna marinaro.
E’ interessante notare come tutto questo abbia acquisito un risvolto indiscutibilmente chic, per quanto Kurt Kobain o Patty Smith che indossavano spesso la maglia a righe non cercassero sicuramente questo effetto.

DA GAULTIER A MOSCHINO, LE VARIAZIONI DELLE RIGHE ALLA MARINARA

Jean Paul Gaultier è stato il designer che, negli anni ’90, ha reso le righe marinare il tema simbolo della sua iconografia di moda, giocandoci in modo creativo e divertente, come nel suo stile. Prima di lui un altro grande couturier francese, Christian Dior, fece sfilare nel 1967 un abito da sera senza spalline interamente rigato e Ottavio e Rosita Missoni resero le righe multicolori uno dei punti forti delle loro creazioni in maglia.

Oggi le collezioni di primavera vengono attraversate dalla voglia di vestirsi a righe. Nella Primavera/Estate 2019 le collezioni rivelano una preferenza verso le varianti multicolori e, addirittura arcobaleno, come emerge dalla sfilata di Moschino che ha dato prova della versatilità delle righe come elemento creativo da mixare e trasformare.

Numerosi esempi di queste variazioni di stile a tema rigato sono custodite nel Fondo Renzo Brandone della Fondazione Fashion Research Italy che mette a disposizione per le ricerche di designer, creativi e studiosi il proprio prezioso patrimonio di migliaia di stampe e disegni tessili.
Per maggiori informazioni, scrivere a: archivio@fashionresearchitaly.org


Isabella Cardinali

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