I tesori della Serenissima: velluti, broccati e damaschi
Ogni anno il Carnevale di Venezia svela che tra secolari tradizioni e atmosfere glamour “semel in anno licet insanire” tra fasti e trasgressioni
Grandi protagonisti dei costumi che sfilano nelle calli gli opulenti tessuti tradizionali di Venezia, che ancora vengono prodotti da antiche manifatture, destinati ai costumi ispirati al Settecento, ma soprattutto all’arredamento. Grazie ai fiorenti traffici commerciali, infatti fin dagli albori del Medioevo, Venezia importava tessuti e filati pregiati dall’Oriente. Determinante poi fu il viaggio di Marco Polo, che tornò dopo il primo viaggio con tessuti e sete, i cui motivi floreali e zoomorfi ispirarono le produzioni veneziane, nel XII secolo poi fu l’arrivo dei tessitori lucchesi a elevare ulteriormente gli standard qualitativi, che durarono e si affermarono nei secolo successivi.
I tessuti veneziani più pregiati
Tra i più famosi tessuti veneziani il velluto “afigurado”, che presenta cromatismo accesi e raffigurazioni orientaleggianti di palme e foglie, il velluto “controtagliato”, caratterizzato da diversi livelli di spessore, spesso rosso scarlatto, appannaggio soprattutto degli aristocratici. Il “broccato” prodotto su telaio jacquard, con disegni a rilievo, spesso con fili d’oro e d’argento o colorati, mentre il “damasco (nome che rivela l’origine dell’antica città della Siria) presenta invece disegni lucici, a rilievo, su fondo opaco e motivi geometrici e floreali, spesso monocromo.Per riconoscerli una ulteriore prova è guardarli a rovescio, mentre i tessuti damascati sono reversibili, i broccati rivelano la fitta trama di fili che determina i preziosi motivi a rilievo sul dritto.
Tutta questa bellezza nel periodi di Carnevale esce allo scoperto e abbandona le lussuose stanze delle residenze aristocratiche. Ecco perché almeno una volta nella vita è indispensabile pianificare un viaggio a Venezia in questo periodo. Non esiste luogo al mondo in cui si possano incontrare persone in costume, storico o fantasioso, dedite alle attività quotidiane, dame con tricorno che fanno la spesa al mercato, uomini in marsina al bar, intere famiglie in maschera a passeggio nel labirinto delle strade, paradiso degli amanti dei travestimenti, che veste la città di colori e creatività. Turisti, curiosi e appassionati arrivano da tutto il mondo per immergersi in una atmosfera unica e straordinaria, che scorre effervescente nelle piazzette e nelle calli e trionfa opulenta e fastosa nei grandi veglioni in maschera.
Le origini dell’evento più atteso dell’anno
Il Carnevale di Venezia ha radici storiche riconosciute. Esiste sicuramente dal 1094, ma è verso la fine del 1200 che il Senato riconosce ufficialmente i festeggiamenti del martedì grasso. Esistono tuttavia feste di fine inverno anche nelle culture antiche. A Roma i Lupercalia in onore di Fauno avevano molto in comune con le licenze concesse in epoca Cristiana prima dei rigori della Quaresima. Il Carnevale di Venezia conosce una parentesi di declino con la fine della Repubblica, ma con la spinta di una forte volontà popolare e politica nel 1979 vengono riscoperte e restituite alla città le tradizioni del Carnevale, con eventi speciali, il cui interesse è cresciuto con intensità esponenziale. L’attrattiva mediatica ha fatto il resto, raccontando i calli e i campi, ponti e rii in una atmosfera magica, fuori dal tempo e dalle convenzioni.
Il tema dominante è sempre la Venezia settecentesca con le sue maschere caratteristiche e i suoi stilemi a cui non si può rinunciare, il tabarro, il tricorno, la bautta. Non mancano i mercatini che propongono bellissime maschere decorate ispirate alla commedia dell’arte, ma per i veri appassionati sono gli atelier specializzati che riescono a far coronare il sogno di una notte a Venezia per giocare a fare dame ammiccanti e cavalieri libertini avvolti da crinoline e vesti ricamate, tacchi e trine, parrucconi, gioielli e ventagli con cui rinfrescarsi dopo vorticosi giri di danza. Genio, cultura e creatività raggiungono l’apice della bellezza e notorietà nel Ballo del Doge, interpretato con senso della regia e creatività dalla grande costumista Antonia Sautter. Da oltre 30 anni. Impossibile riassumere la Creatività, la passione e la volontà di dare un corpo ai sogni attraverso tecniche tradizionali con l’uso di materiali d’epoca, velluti, broccati, damaschi. Antonia crea e ricrea nel suo atelier abiti e accessori senza tempo portabili nella vita di tutti i giorni, le borsette in velluto, le celebri “pantuffe” che attualmente stanno influenzando la moda, kimono di sapore occidentale innamorati di esotismo.